Interessante, come sempre, la lettura di Pistoia Sport, sito che si occupa dello sport pistoiese. Questo sito ha il merito non solo di fornire i dati, i risultati, ma soprattutto quello di fare delle analisi, di esprimere delle opinioni. Oggi su Pistoia Sport c’è un bel pesso di Elisa Pacini: Pistoia Basket, volata prenatalizia con il doppio turno al PalaCarrara.
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LBA SERIE A Pistoia – Pesaro
L’articolo di basa su due premesse: il rendimento casalingo e la situazione infortunati.
Il dato da cui si parte nell’articolo è giusto: finora Pistoia lontano dal PalaCarrara ha sempre perso. E qui non ci piove. Il fatto però, secondo me, è che una squadra di basket non deve stare a vedere se gioca in casa o in trasferta, Se ti vuoi salvare devi provare a vincerle con tutte.
Anche il secondo dato è inconfutabile: Pistoia ha sofferto per le troppe assenze avute in questa prima fase del torneo. Ok, ma le assenze c le hanno avute tutte le squadre. Non può essere una scusante.
A mio modesto modo di vedere, gli elementi su cui si deve basare un’analisi sul momento del Pistoia Basket non sono le partite casalinghe e non sono i giocatori assenti. I biancorossi possono arrivare alla salvezza solo facendo tesoro dell’esperienza dell’anno scorso. Nello specifico:
- Mantenere il bilancio sano. Non serve a niente ora buttare via soldi per comprare due o tre giocatori. Al massimo e dico al massimo, un nuovo acquisto e che costi poco. La salvezza passa dai conti in ordine. O ragioni cosiì o fai la fine di Torino.
- Valorizzare la panchina. E questo lavoro il coach Michele Carrea lo sta facendo. L’anno scorso la panchina non fu mai valorizzata come si sarebbe dovuto fare.
- Mantenere il morale alto e far risaltare i dati positivi. L’anno scorso Pistoia era avvolta da un pessimismo cosmico. Quest’anno, anche grazie a Michele Carrea, l’ambiente mi pare più sereno.
Comunque, pur essendo in disaccordo con questo suo articolo, per me Elisa Pacini resta una delle firme più interessanti quando si parla di basket in Toscana. Bello il riferimento a Jack Kerouac nel pezzo.